IL SENTIERO DEL SILENZIO

Questo semplice articolo sul Sentiero del silenzio riprende un testo sul silenzio di Carla Gabbani, Insegnante di Scuola e Insegnante di Yoga, unito ad alcune mie personali riflessioni.

Sotto l’aspetto caratteriale, sono sempre stata piuttosto estroversa, propensa alle spiegazioni e alla parola.

Forse è anche per questo che nel mio percorso sono poi diventata un’Insegnante: quando mi trovo in relazione con gli altri, oltre ad ascoltare le loro necessità, sono spesso portata verso la comunicazione.

Tuttavia, tutto il tempo in cui sono da sola, tutte le volte che posso e nella mia pratica personale (Sadhana), ciò di cui più sento la necessità è il SILENZIO profondo e prolungato.

Come diceva Paramahansa Yogananda:
“Quando sei con gli altri, sii con loro con tutto il cuore, ma quando sei da solo, sii solo con Dio”.

Ecco che questo senso di “tensione” verso lo Spirito, i Maestri e la trasformazione progressiva verso una consapevolezza ed un’esperienza sempre maggiori, passa in gran parte dall’ASCOLTO INTERIORE in SILENZIO.

Il sentiero del silenzio inteso come un itinerario di ricerca dei mistici, è stato considerato da sempre una via per raggiungere l’illuminazione e sperimentare il Divino.


“Uno dei primi principi per esercitare un corretto modo di vivere, è la pratica del silenzio. La voce di Dio può essere udita nella regione del cuore soltanto quando la lingua tace. Conservate il suono perché esso è il tesoro dell’akasa (etere), un’emanazione di Dio stesso. Il silenzio è il linguaggio del ricercatore spirituale”.

Sathya Sai Discorso Divino, 19 Febbraio 1970.


RIFLESSIONI GENERALI

Tuttavia per le persone “moderne” che corrono freneticamente, il SILENZIO oltre ad essere una dimensione sconosciuta, di cui non vale la pena occuparsi, è anche qualcosa da evitare perché in esso emergono emozioni, ricordi, parti dell’inconscio che non si è in grado di affrontare.

Nello stesso tempo, la società e gli stimoli esterni spingono ad essere sempre coinvolti in qualcosa di esteriore, a riempire il silenzio con il suono e, immersi nel rumore, travolti e confusi da una valanga di informazioni, non sappiamo come riposare o rilassarci o come semplicemente… “essere”.

E’ proprio ciò che cerco di trasmettere a lezione, a meditazione, ecc. … il cercare di portarsi dal FARE all”ESSERE (la nostra vera natura), per poi poco alla volta diventare capaci di “essere” in qualunque cosa noi stiamo “facendo”.

In fondo in fondo, quasi tutti hanno una parte della propria personalità-carattere-Ego che ricerca qualcosa, che ha bisogno di nutrirsi: una parte di noi aspira alla quiete delle campagne, alla calma delle onde che s’infrangono sulla riva del mare, alla pace dei boschi.
Una dimensione “naturale” di silenzio in in cui possiamo ritrovarci ed ascoltarci in uno spazio nuovo e con un tempo più lento e dilatato.

“Vi siete mai seduti in silenzio senza fermare l’attenzione su una cosa qualsiasi, senza fare il minimo sforzo per concentrarvi, con una mente davvero calma? Se lo fate, potete ascoltare i rumori lontani e quelli vicinissimi a voi: siete in contatto con i suoni. Allora state veramente ascoltando. La vostra mente non si limita a funzionare attraverso un solo insufficiente canale. Quando ascoltate in questo modo, con grande tranquillità, senza sforzo, scoprite che dentro di voi avviene un cambiamento straordinario, un cambiamento che non dipende dalla vostra volontà e che si produce senza che voi lo chiediate; ed è un cambiamento che porta con sé l’immensa bellezza di una percezione profonda”.

Jiddu Krishnamurti – Il libro della Vita, Meditazioni quotidiane.


LA PRATICA DEL SILENZIO: ATTIVO e PASSIVO

il sentiero del silenzio

Ci domandiamo allora come sia possibile raggiungere un silenzio interiore.

Qualche volta siamo, apparentemente, in silenzio perché siamo da soli, oppure quando dormiamo, ma questo silenzio, che possiamo definire PASSIVO, non può costituire una pratica.

La vera pratica è il silenzio ATTIVO.

La pratica del silenzio attivo riguarda uno stare “senza parlare”, ma anche “altri aspetti” più vasti e più sottili da applicare nella nostra vita quotidiana.

  • Consiste nell’usare il linguaggio in maniera saggia, servendosi delle parole, senza perdersi in esse e sorvegliando il tono della voce.
  • Include il non desiderare, il non volere qualcosa, perché fintanto che corriamo dietro ai nostri desideri, non possiamo sperimentare la pace ed il silenzio interiore. Non cavalchiamo i nostri desideri: essi devono venir gradualmente ridotti, ognuno con i propri tempi, ma questa è la direzione.
    La pace è uno stato naturale nell’uomo e aumenta quando i desideri vengono controllati.
  • Comprende il controllo della mente, attraverso il distacco dai pensieri, dai ricordi, dalle sensazioni dalle immagini. Diventiamo testimoni di tutto quello che passa sullo schermo mentale, accogliamolo, guardiamolo senza respingerlo, in questo modo la mente diverrà più tranquilla e ci lascerà spazi di silenzio.

Infatti, il silenzio non è un’attitudine “scontata” della mente e affinché diventi una presenza stabile ed amica, dobbiamo fare un lungo lavoro su noi stessi, sulle nostre abitudini alla irrequietezza, alla proliferazione verbale, mentale ed emotiva, al non essere “qui ed ora”.

Patanjali, nello Yoga Sutra, ci ricorda che si perviene alla pacificazione della mente ed al silenzio, solo attraverso un lavoro su di noi regolare e costante. Infatti, è solo in virtù della regolarità e della perseveranza nella pratica, che diventa possibile raccogliere i frutti.

Il vero silenzio è quando non vi sono più parole da dire, quando i desideri sono scomparsi, quando la mente tace e si spoglia di ogni attività. Allora, in questo spazio vuoto può riversarsi la Luce del Sé.


“Tre modi vi sono di silenzio.
Il primo è di PAROLE, il secondo di DESIDERI e il terzo di PENSIERI
Il primo è perfetto, più perfetto è il secondo e perfettissimo il terzo.

Nel primo, di parole, si raggiunge la virtù.
Nel secondo, di desideri, si ottiene la quiete.
Nel terzo, di pensieri, il raccoglimento interiore.

Non parlando, non desiderando e non pensando,
si arriva al vero silenzio interiore.
In esso Dio parla con l’anima, si comunica.
Le insegna nel suo più intimo la più perfetta e alta sapienza”.

Miguel de Molinos 1, 17.


 

“In virtù del silenzio l’uomo entra nell’intimo del proprio essere, dove gli è dato di incontrare il proprio Sé. È in questo silenzio che si avvera, alla fine, la “grande rivelazione” “.

Swami Veda- Il Silenzio


 

l silenzio è cammino. Chi vi si inoltra passerà dal “tacere”, dal silenzio di parole – come esercizio ascetico -, al “silere”, al silenzio dei desideri e dei pensieri.

Sant’Agostino, Conf. IX, 10

Siate silenziosi: questo indurrà il silenzio negli altri. Non cadete nell’abitudine di gridare, parlare a lungo e a voce alta, riducete i contatti al minimo e portate con voi un’atmosfera di contemplazione tranquilla dovunque vi capiti di andare. Ci sono persone che vivono nel baccano perpetuo, in un tornado di rumore; dovunque siano, in una mostra, in una festa, in un albergo, in un tempio o a Prasanthi Nilayam, agitano la lingua senza sosta. Queste non andranno lontano sulla via che porta a Dio. Altri amano le dispute e le argomentazioni, non sono mai soddisfatti dai fatti ovvii, devono creare dei dubbi dove prima non ne esistevano e scuotere la fede. Essi polemizzano sulla superiorità di Rama a Krshna, discutono su Krshna, se Egli sia un’incarnazione superiore o inferiore della Divinità. Le persone che non hanno neppure sfiorato la periferia della capitale osano litigare sull’apparenza e gloria dell’imperatore che risiede in un palazzo nel cuore della città.

Discorso Divino del 30 gennaio 1965

Il silenzio è il parlare del ricercatore spirituale puro e sincero.
Con Amore,
Baba

Maddalena Caccamo