IL SENTIERO DEL SILENZIO (PARTE 3)

Sentiero del silenzio parte 3

Questo terzo articolo sul “Sentiero del silenzio” continua i due precedenti di  Marzo e Aprile.

Dopo aver scritto alcune riflessioni sul SILENZIO ATTIVO e PASSIVO, sul RACCOGLIMENTO e sull’OSSERVAZIONE DI SE’, sulla MEDITAZIONE, ora qualche pensiero va da un’altra forma… la PREGHIERA.

Ricordo che sono “riflessioni” che non possono esaurire, né trattare in modo esauriente un argomento così profondo e personale.


LA PREGHIERA

Se per noi la preghiera è o desideriamo possa diventare una esperienza vera e concreta, normalmente abbiamo bisogno di due “elementi”:

– la sincerità e purezza del “nostro cuore”, un intento vero e autentico, la nostra pura spontaneità;

– una “guida” che ci possa insegnare inizialmente a pregare (un testo sacro, un Maestro Spirituale, magari qualcuno un pò più esperto di noi, altro…).

 

Ma cosa “diciamo – facciamo – pensiamo” quando preghiamo?
Spesso il pregare è una RICHIESTA di aiuto, un voler esaudire alcuni DESIDERI.
Poi però, se andiamo avanti seriamente e con perseveranza in questa pratica spirituale, possiamo notare come spesso si passi anche ad un DIALOGO, un AFFIDARE totalmente i nostri problemi, un senso di GRATITUDINE, una CONTEMPLAZIONE di ciò che è cosi come è.

 

Nella preghiera tu parli a Dio, nella meditazione Dio parla a te”.

Sri Sathya Sai Baba


 

Allora… quando la preghiera diventa qualcosa di “vero” per noi, un’esperienza concreta di una relazione di “amicizia” con il Divino (come scritto nella Bhagavad Gita e in numerosi altri testi sacri), quando non è confinata ad una recitazione meccanica e mnemonica, quando diventa un vero e proprio dialogo interiore con il cuore che si fa portavoce… allora tutte le facoltà e le energie dell’essere umano vengono coinvolte, tutte entrano in azione: corpo, mente, intelletto e cuore, spirito.

TIPOLOGIE DI APPROCCIO e DESCRIZIONE del modo in cui si prega

A seconda dell’elemento interessato, la PREGHIERA può essere definita come:

VOCALE.

MENTALE.

• Intelligenza del CUORE.

• Pura o CONTEMPLAZIONE.


La PREGHIERA definita VOCALE è caratterizzata da un aspetto “esteriore”.
E’ preghiera “parlata o recitata silenziosamente”, si dice preghiera delle labbra, della lingua, della recita delle letture spirituali.
In questa fase della preghiera, le parole vengono pronunciate ad alta voce o formulate silenziosamente; l’attenzione è concentrata verso uno “sforzo e impegno della volontà”.

Secondo gli autori orientali questa non può essere ancora definita preghiera in senso stretto, in quanto per la preghiera si rende necessario non solo “recitare” delle formule, ma anche concentrarsi sulle parole dette.

“Orazione vocale è, per esempio, recitare il Padre nostro o l’Ave Maria o qualche altra preghiera, ma se non l’accompagnate alla preghiera mentale, è come una musica stonata, tanto che alle volte non vi usciranno con ordine neppure le parole… Quando pregate vocalmente cercate la compagnia del Maestro che ci ha insegnato la preghiera del Padre nostro; fate il possibile di stargli dappresso… Non vi chiedo di concentrarvi tutte su di lui, ma guardarlo”.

S.Teresa d’Avila, Cammino di perfezione.


Ogni preghiera vocale deve tramutarsi in PREGHIERA MENTALE, appunto per la concentrazione che viene posta sulle parole recitate.
Con il passare del tempo, la preghiera diventa più interiore e la mente la ripete senza nessun movimento esterno delle labbra o della lingua. Man mano, la preghiera acquisisce un ritmo suo proprio e risulta essere più “agevole”.

Parole silenziose e concentrazione, sul loro profondo significato e sull’impatto su di noi, vanno insieme.


Il terzo “stadio” è la PREGHIERA del CUORE, in cui il sentimento profondo prevale.
Il cuore è come riscaldato e attivato da una concentrazione e intensità tale che quanto fino a quel momento era solo un pensiero, diventa un sentimento.

Questa continua attenzione alle parole della preghiera porta colui che prega a scendere sempre più in profondità, a rientrare in se stesso e nel proprio cuore.
Allora la preghiera si sposta dalla mente al cuore, per meglio dire “la mente scende nel cuore”.

“La preghiera è luce dell’anima, vera conoscenza di Dio, mediatrice tra Dio e l’uomo…
Come il bambino, che piangendo grida alla madre, l’anima cerca ardentemente il latte divino, brama che i propri desideri vengano esauditi e riceve doni superiori ad ogni essere visibile.

La preghiera funge da augusta messaggera dinanzi a Dio, e nel medesimo tempo rende felice l’anima perché appaga le sue aspirazioni. Parlo, però, della preghiera autentica e non delle sole parole”.

S. Giovanni Crisostomo, Om. 6 sulla Preghiera.


Al livello più elevato, la preghiera che si è “spogliata”, per così dire, dei supporti esterni diventa PREGHIERA PURA – CONTEMPLAZIONE, preghiera incessante.

Si dice essere l’ultimo grado di preghiera che la nostra mente possa raggiungere…

L’uomo si “espande” verso il mondo, gli esseri, il Creato, i sentimenti, i valori, comincia a percepire l’essenza profonda di ogni cosa.

È a questo livello che meditazione e preghiera si fondono nell’incontro con il Divino in noi e intorno a noi.

 

“Alle cure del mondo non concederei uno sguardo. Vorrei solo restare nella mia solitudine, un unico desiderio mi abita, recitare incessantemente la Preghiera; e mentre prego mi sento colmare di gioia. Dio sa cosa mi sta succedendo! “.

Anonimo, Racconti di un pellegrino russo.

 

 


 

Maddalena Caccamo