REIKI ed esperienza personale
Tra le numerose e varie forme di pratica di trasmissione dell’ENERGIA-ONDA-VIBRAZIONE, il REIKI è quella che negli anni ho maggiormente approfondito. In questo articolo vorrei descrivere a grandi linee la “mia” storia con Reiki, condividendo qualcosa di più personale. E’ diventata ormai una pratica quotidiana e per questo ho via via nel tempo sviluppato una una certa familiarità e ne ho constatato gli effetti su me stessa e su altre persone, animali, ecc. Coinvolgendo via via alcune amiche, allievi di Yoga e la mia famiglia, marito e figli: anche loro ne constatano e apprezzano i benefici, lo stato di maggiore armonizzazione e centratura.
Del Reiki si può leggere veramente di tutto e si può consultare facilmente la “rete” per avere ogni tipo informazione, ma solo la nostra esperienza personale (specialmente in un “settore” così “impalpabile” e apparentemente “invisibile”), è quella che può fare la differenza, che può creare un cambiamento in noi.
Reiki è una parola giapponese che significa “Energia Vitale Universale” ed è formata da due sillabe:
REI – l’energia universale, energia che permea tutto l’universo.
KI – l’energia vitale di ciascun essere vivente.
E’ ormai risaputo che noi tutti siamo ENERGIA, ONDE che vibrano a determinate frequenze, immersi in un campo di energia. Ci sono vari campi elettromagnetici intorno a noi, alcuni emessi da forme di energie naturali, altre artificiali.
Noi stessi siamo molecole (onde che vibrano ad un livello di osservazione sempre più approfondito) in movimento; così è la nostra natura: sia a un livello più fisico e grossolano, sia a livello dell’energia vitale, delle emozioni, dei pensieri, della coscienza e dello spirito.
Via via che cambiano i legami molecolari, si arriva sempre più verso l’infinitamente piccolo: pura energia. Puro PRANA, utilizzando un termine proprio della tradizione Yoga.
Su questi argomenti si può leggere molto; in particolare potete leggere pubblicati sul nostro sito, gli articoli:
– “Panca Kosa – I 5 involucri”, leggi qui.
– “Scienza e fede”, leggi qui.
Dal 1989-90 circa al 2015, oltre ai percorsi legati allo Yoga, agli incontri con Maestri, ai viaggi in India e all’incontro determinante con Sai Baba, ci sono state per me esperienze positive legate all’ENERGIA, alla TERAPIA, e simili.
Queste esperienze, serie e utili, mi hanno arricchita, stimolata, aiutata e aperta verso queste infinite possibilità insite in ognuno di noi.
Quello che ho poi trovato nel REIKI, grazie a Camilla Guillaume (amica, collaboratrice e Master Reiki e fondatrice dell‘Associazione Cerchiodiluce) è stata come una SINTESI DI TUTTO.
Una “summa” che tutto comprende, una pratica semplice, pulita, al di là di interpretazioni troppo personali, non manipolabile, energia che vibra ad altissime frequenze, energia spirituale pura che si radica via via nella materia.
Per questo la pratica REIKI è entrata a far PARTE INTEGRANTE di YOGA SATYA, attraverso laboratori, seminari e altro.
Lo YOGA, attraverso posture, respirazione, rilassamento e concentrazione cerca di portare via via maggiore equilibrio in noi; con il REIKI queste possibilità aumentano, la percezione dell’energia diventa sempre più tangibile e sempre di più anche la “connessione” con le energie intorno a noi.
Per me è stata una vera e propria INTEGRAZIONE alla pratica Yoga, si sono attivati talenti e capacità che prima, pur essendo presenti, erano latenti, come un pò sopiti… l’attivazione a Reiki ha risvegliato in modo armonico e sicuro queste dimensioni interiori e la connessione più profonda con la Natura e con le persone.
Il maestro giapponese Mikao Usui (1865-1926) scoprì e sperimentò il sistema che sta alla base del Reiki nei primi anni del 1900, attraverso lo studio delle Antiche Arti Mediche Tibetane e della Tradizione della Guarigione attraverso le Mani.
Viaggiò a lungo in molti paesi occidentali e in Cina, quando poi “scoprì” e applicò Reiki su di sé e sulla sua famiglia, vedendo gli effetti benefici, decise di aprire una clinica nei dintorni di Tokio (1922).
Usui insegnò l’uso della tecnica a Chujiro Hayashi, ed egli a sua volta la insegnò ad Hawayo Takato (una signora giapponese che viveva negli USA e che ebbe una vera e propria guarigione grazie a Reiki). Quest’ultima portò il Reiki alle Hawaii (e nel resto degli Stati Uniti) durante gli anni Quaranta del Novecento, dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Il Reiki è stato poi introdotto in Europa intorno agli anni Ottanta; questa pratica ha poi a sua volta avuto sviluppi vari, più o meno vicini alla trazione… (come quasi sempre accade).
Il REIKI è un metodo di guarigione naturale che consiste nel trasmettere energia alla “persona-paziente” attraverso il contatto o la prossimità delle mani dell’”operatore Reiki”, in modo che l’energia vitale universale (non quella “personale”) possa fluire naturalmente nelle aree del corpo del paziente che più ne hanno bisogno. Tuttavia questa meravigliosa energia pura e Spirituale va dove è meglio per la persona, a livello fisico, ma anche emotivo, mentale, ecc.
Il Reiki può essere praticato anche come auto-trattamento (self-help), dopo averne imparato le basi in appositi incontri di formazione e attivazione.
Tale metodo insegna e fa sperimentare la possibilità di potenziare la naturale capacità dell’organismo di guarire se stesso attraverso il riequilibrio energetico, con conseguente ripristino del benessere fisico, emotivo, mentale e spirituale.
Vorrei qui riportare alcune informazioni sul Reiki e soprattutto su un’esperienza di Camilla Guillaume e di un GRUPPO di VOLONTARI (esperienza che riporto grazie a loro, a cui però non ho partecipato personalmente) di REIKI IN OSPEDALE.
Il Reiki è molto indicato in tutte le professioni di aiuto, per chi lavora nei servizi socio-sanitari, ed è utilissimo anche per prevenire fenomeni di mancanza di motivazione e stress da lavoro del personale infermieristico.
L’uso della medicina alternativa complementare in ospedale riscuote un interesse crescente tra il personale sanitario che lavora con i pazienti oncologici.
Per questo vi invito leggere questo articolo (poi pubblicato sull’American Journal of Hospice and Palliative Medicine) che racconta di una “storia tutta torinese” di volontari con Reiki in Ospedale, presso il Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell’Ospedale San Giovanni Battista di Torino.
http://www.cerchiodiluce.it/documenti/
Si tratta di un progetto-pilota condotto tra il 2003 e il 2005 dall’Associazione di volontariato Cerchiodiluce presso il day hospital di Oncologia Medica del Dipartimento Oncologia ed Ematologia dell’Ospedale San Giovanni Battista.
Sulla base di quest’esperienza iniziale è stato poi condotto, presso lo stesso Centro di cure oncologiche, uno studio più ampio, che ha coinvolto un gran numero di pazienti.
E’ stato esaminato il ruolo del Reiki nella gestione dell’ansia, del dolore e del benessere globale in pazienti con neoplasie in stadi diversi che frequentavano un day-hospital chemioterapico.
Poiché il Reiki non richiede alcuna apparecchiatura specifica, può essere praticato dovunque in qualunque momento, e ciò lo rende particolarmente idoneo al contesto ospedaliero.
Fra le tecniche di rilassamento di cui è stata variamente dimostrata la capacità di migliorare le condizioni dei pazienti oncologici, il Reiki è risultato essere un aiuto efficace per alleviare il dolore e altri sintomi come ansia, insonnia e iporessia, migliorando così la qualità della vita nei pazienti con neoplasie in stadio avanzato
Gli operatori Reiki volontari hanno ricevuto una formazione teorico-pratica biennale. La “popolazione” oggetto dello studio era costituita da 118 pazienti (67 donne e 51 uomini, età media 55 anni) con neoplasie in vari stadi, sottoposti a un qualche tipo di chemioterapia.
Reiki non solo può essere un valido aiuto insieme alle cure di varie patologie e malattie, ma amplifica abilità innate, equilibra e dona salute.
Maddalena Caccamo