YOGA e SUONO – la mia esperienza

Questo articolo è scritto da Silvana Scalise.

YOGA e SUONO

LA MIA ESPERIENZA CON YOGA E SUONO

Il suono mi ha sempre affascinata tanto, e non parlo solo di musica da ascoltare, seppure la musica indubbiamente abbia un effetto sull’umore, influisce sull’atteggiamento, ma mi riferisco piuttosto alla vibrazione.

La vibrazione che scaturisce dal suono e che è percepita sia a livello fisico, sia a livello sottile.

Per la mia esperienza, la vibrazione è sempre sentita innanzitutto nel corpo e può scaturire dal suono della mia voce, oppure può essere indotta dall’esterno con l’utilizzo di alcuni strumenti tra cui le campane tibetane o i gong.

Nel mio percorso di Insegnante di Yoga e Nada Yoga, mi è capitato spesso di invitare gli allievi a produrre dei suoni con la voce talvolta attraverso il canto di mantra, altre attraverso il canto di vocali o semplicemente con l’emissione di ‘gorgheggi’ accompagnati da determinate posture o intenzioni, e spesso ho incontrato reticenza.

Sono naturalmente incline alla curiosità e dunque questa reticenza mi ha portata a farmi delle domande e cercare delle risposte. Ho dunque frequentato seminari e poi una vera e propria formazione in yoga del suono, dove ho imparato ad usare meglio la RESPIRAZIONE e ho compreso che una respirazione non controllata può essere l’ostacolo con cui molte persone si confrontano.

Quando non riusciamo a controllare il flusso di aria che permettere l’emissione del suono, infatti, dopo poche ripetizioni del mantra o di un qualsiasi altro suono, saremo stanche e spossate, ma questo è solo uno degli elementi in gioco in questo tipo di esperienza.


Un altro elemento importante del rapporto fra yoga e suono che avevo inizialmente sottovalutato è che LA VOCE CI RIVELA. Si proprio così, la nostra voce rivela molto di noi, rivela la nostra personalità e rivela le nostre emozioni.

Così come non posso dire qualcosa di malvagio ed avere uno sguardo amorevole, allo stesso modo non posso dire che sto bene ed avere la voce che trema.

La voce, così come lo sguardo, ci rivela, rivela quella parte di noi intima e libera di esprimersi al di là di ogni convenzione sociale. Lo sguardo possiamo celarlo dietro un paio di occhiali, la voce possiamo celarla con il silenzio. E così è nel silenzio che si trova rifugio dopo aver provato ad emettere qualche timido suono.

La voce però è uno strumento straordinario, perchè se da una parte ci rivela, dall’altra ci può fornire i mezzi per gestire e trasformare le nostre emozioni, sia quelle di piacere, sia quelle di dolore.

Non è un caso se quando siamo felici e innamorati cantiamo e se quando siamo addolorate il nostro istinto ci farebbe urlare, ma spesso lo tratteniamo. Se possiamo superare il nostro pudore e la nostra reticenza, possiamo scoprire che emettere il suono giusto ci può aiutare a cambiare stato d’animo e a intraprendere con sempre maggiore consapevolezza un percorso di crescita spirituale importante.


Uno dei miei insegnanti mi ha parlato della sua esperienza personale, di un periodo in cui ha percepito uno sconforto molto profondo, una depressione che gli rendeva qualsiasi attività faticosa.

Con grande forza di volontà si è imposto il canto di alcuni MANTRA per 10 minuti al giorno tutti i giorni. Ben presto quei dieci minuti sono diventati una piacevole routine che svolgeva più volte nella giornata e soprattutto quando lo sconforto incombeva prepotente, il canto del mantra fluiva tra le sue labbra in modo quasi involontario.
Questo lo ha aiutato a uscire da un periodo difficile della sua esistenza e con ancora più energia, divulga questa ‘terapia’.


Non dimentichiamo poi che il suono ed in modo particolare il suono del canto del Mantra ci avvicina al Divino e questo la rende una vera e propria ‘terapia per l’anima’.
Non indugiare, e comincia a mormorare, a sussurrare, a cantare …ad utilizzare il tuo strumento più straordinario, la tua voce così da liberare ogni tua emozione.

YOGA e SUONO

In questo percorso formativo in NADA YOGA – Yoga del Suono ho imparato che la mia voce può accompagnarmi in alcuni asana, può sostenere il mio fermarmi in una forma, e che se questa forma è la seduta semplice e stabile il suono mi permette maggiore presenza, le vibrazioni dei suoni penetrano all’interno dei mio corpo fisico e dei miei corpi sottili, fino a farmi percepire profondamente l’unità del Tutto, dunque conducendomi in una profonda meditazione.

Tradizionalmente il suono viene emesso in modo potente come a voler oltrepassare la reticenza e il pudore, a organizzare il respiro, poi quando questo avviene, il suono può scemare via via fino a diventare un sussurro, e poi pura vibrazione.
La pura vibrazione avviene quando la recitazione è solo mentale ovvero sono apparentemente in silenzio, ma pur senza emettere alcun suono, le mie corde vocali continuano a lavorare come per pronunciare ogni parola, ogni lettera, ogni suono.

E’ così che ho imparato ad accogliere con grande attenzione tutti i momenti in cui la mia voce trema, o la gola mi pizzica e mi impedisce di emettere il suono che vorrei, ma anche tutti i momenti in cui la mia voce vibra chiara.

La vibrazione del suono, veicolata dal respiro, ci trasforma partendo dall’interno. Trasforma la nostra percezione di noi e del mondo circostante.


YOGA e SUONOLa vibrazione indotta dall’esterno è un’esperienza differente, ma certamente molto profonda.

Le campane tibetane appoggiate sul corpo, per esempio, consentono al corpo di lasciare andare profondamente tutte quelle piccole e grandi tensioni, preoccupazioni, traumi o timori, cristallizzati nel corpo e nella mente. In questo caso però non ci può essere alcuna reticenza e se anche l’intenzione della mente è quella di rimanere vigile e attenta, di mantenere il controllo della situazione, la vibrazione oltrepassa quella soglia mentale e diventa pura esperienza.
Percuotendo delicatamente le campane tibetane si genera una vibrazione che agisce sul corpo fisicamente invita  ogni cellula del nostro Essere a vibrare in modo armonico.

La vibrazione si propaga dal punto in cui è appoggiata la campana, fino in profondità, donando uno stato di quiete che può portare ben al di là del semplice rilassamento.

Se lo Yoga ben ci insegna come corpo e mente siano una cosa sola, il Trattamento Sonoro ci fa sperimentare questo nell’immediato, perché laddove la campana vibra, ‘decristallizziamo’ tensioni del corpo e lo stesso ‘lavoro’ si propaga alla mente, poi alla Coscienza più profonda.

Dopo un trattamento sonoro posso sentirmi leggera, vacua e al tempo stesso lucida e perfettamente presente a me stessa in un modo che personalmente ho sperimentato solo con le campane tibetane.
L’energia cristallizzata nel corpo per via delle somatizzazioni viene smossa, i blocchi e le tensioni fisiche ed emotive vengono rilsciate, e così posso vivere l’esperienza di un corpo libero da ogni peso, vitale e tranquillo al tempo stesso.


Alcuni anni, fa mi sono imbattuta in un volantino dove era raffigurata in bella mostra una bellissima campana tibetana e questo ovviamente ha catturato la mia attezione. Avevo già alcune campane, un paio mi erano state regalate e una, non troppo grande, l’avevo acquistata in India dove ne avevo sperimentato il ruolo di ‘magico’ supporto durante alcune sessioni di meditazione condotta da un sedicente ‘guru’ a Rishikesh.
Nel volantino si proponeva una giornata di approfondimento sulle campane tibetane e guarda caso, ma il caso non esiste, si sarebbe tenuto molto vicino a casa mia. Il tempo di cercare informazioni sulle persone che avrebbero condotto il workshop e mi sono iscritta.
Durante quella giornata sono state affrontate molte tematiche relative alle campane, ma soprattutto ad un certo punto ci è stato chiesto di metterci in gruppi di due e percuotere delicatamente le campane dopo averle appoggiate sul corpo dell’altro. Fino a quel momento non sapevo nemmeno che questo fosse possibile e non l’avrei nemmeno immaginato. Fortuntamete, ma se non esiste il caso figuriamoci la fortuna, sono stata scelta come soggetto per la dimostrazione e così la prima campana che mi è stata appoggiata sul corpo è stata percossa da mani sapienti e per me è stata una vera e propria illuminazione.

Non ho pensato subito che avrei voluto fare Trattamenti Sonori, ma ho pensato che fosse un’esperienza straordinaria e che tutti dovrebbero provarla almeno una volta, così ho continuato il mio viaggio, ho frequentato altri workshop e ho cercato persone che facessero trattamenti sonori per rimanere in quell’esperienza quanto più a lungo mi fosse possibile.
Poi, timidamente, ho cominciato a coinvolgere gli amici, regalando loro questa esperienza e il loro feedback è sempre stato prezioso per migliorarmi e soprattutto per autorizzarmi a proporre questo trattamento a chiunque me ne facesse richiesta. C’è un tempo per ogni cosa e questo è il tempo, a parer mio, in cui è opportuno scoprire nuovi orizzonti, orizzonti di maggiore lucidità, di presa di coscienza e di pace profonda. Ed è in questo tempo che ho deciso di ampliare la mia  proposta e affiancare all’Insegnamento dello Yoga, quello della Meditazione Sonora e dei Trattamenti Sonori.
Perché sento che è proprio questo il momento in cui è ancora più necessario che la parte ‘materica’ comunichi con la nostra parte ‘Divina’ “.

Silvana Scalise

 

 

 

 

Silvana Scalise